Ghiandole (o cripte) intestinali (di Galeazzi)
Le ghiandole (o cripte) intestinali (di Galeazzi) sono presenti nella lamina propria di tutto l’intestino. L’epitelio ghiandolare è formato da enterociti e da cellule caliciformi; a queste si aggiungono cellule enterocromaffini (o basigranulose) che morfologicamente e funzionalmente sono del tutto simili a quelle già descritte nella mucosa gastrica. Nel duodeno si trovano anche cellule G secernenti, come quelle dell’area pilorica, gastrina. Nelle cripte si osservano, frequentemente, cellule epiteliali in mitosi; le cellule derivanti da queste mitosi risalgono lentamente, ma continuamente, verso l’apice dei villi. In tal modo gli enterociti che vanno persi all’apice dei villi sono sostituiti e l’intero epitelio intestinale è rinnovato. Nell’uomo un completo rinnovo avverrebbe ogni tre…
Vena faciale comune
La vena faciale comune origina sotto l'angolo della mandibola per la confluenza della vena faciale anteriore e della vena faciale posteriore; decorre in basso e in dietro, sotto il muscolo platisma, e raggiunge la vena giugulare interna all'altezza dell'osso ioide. Non possiede valvole.
Clearance plasmatica
Per clearance plasmatica (CL) di una sostanza (endogena o esogena come un farmaco) s’intende la quantità di sangue che viene depurata in un minuto da tale sostanza. Normalmente la clearance considerata è quella renale ma il concetto può essere applicato in generale. La clearance è un fattore di proporzionalità che mette in relazione la velocità di eliminazione e la concentrazione plasmatica del farmaco; viene espressa in ml/min (o l/h) ed è data dalla seguente formula: Clr = Us V Ps dove Us è la concentrazione della sostanza nelle urine (mg/ml), V è il flusso urinario(ml/min) e Ps è la concentrazione della sostanza nel plasma (mg/ml). Poiché l’escrezione renale dipende da…
Vasi e nervi dell’epifisi
L’epifisi è irrorata da rami delle arterie carotidee posteriori. I capillari formano una rete molto ricca e hanno caratteristiche ultrastrutturali simili a quelle dei capillari delle altre ghiandole endocrine. Le vene fanno capo a quelle cerebrali interne e principalmente alla grande vena cerebrale (di Galeno). La ghiandola pineale riceve fibre nervose afferenti che provengono dal ganglio cervicale superiore del simpatico e formano nell’organo un ricco plesso. La liberazione di noradrenalina da parte di queste fibre stimola le cellule parenchimali a produrre melatonina. Articolo creato il 20 novembre 2011. Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.
Borsa omentale (o retrocavità degli epiploon)
La borsa omentale (o retrocavità degli epiploon), di forma irregolare, è localizzata al di dietro dello stomaco ma si estende oltre i suoi limiti. Il termine di borsa omentale con cui essa viene anche indicata è dovuto alla sua analogia con una borsa sierosa, facilitante in questo caso i movimenti gastrici.
Rete venosa cutanea della parete antero-laterale del tronco
Le vene epigastrica superficiale, circonflessa iliaca superficiale e toracoepigastrica, insieme con una vena affluente all’arco venoso del giugulo, con rami perforanti che comunicano con le vene toraciche interne, con le vene toraciche laterali e con le vene pudende esterne, formano una rete di vasi ampiamente anastomizzati, la rete venosa cutanea della parete antero-laterale del tronco. Questa in alto approda alla vena giugulare esterna, alla vena ascellare e al tronco venoso brachiocefalico, e in basso si connette con la vena femorale realizzando un vasto sistema di comunicazione fra vena cava superiore e vena cava inferiore. Inoltre le anastomosi che tale rete contrae con le vene paraombelicali costituiscono un’importante via collaterale intercalata…
Vomere
Il vomere è una lamina impari e mediana, disposta sagittalmente nella compagine del setto nasale. Ha forma quadrangolare con due facce, destra e sinistra e quattro margini. Le facce sono piane con alcuni solchi vascolari e nervosi. Il margine superiore corrisponde alla faccia inferiore del corpo dello sfenoide e si sdoppia nelle cosiddette ali del vomere che comprendono il rostro sfenoidale. Il margine inferiore è orizzontale e si articola con la cresta nasale formata dai margini mediali dei processi palatini delle due ossa mascellari e delle parti orizzontali delle due ossa palatine.
Diaframma pelvico
Il diaframma pelvico è innervato dal plesso pudendo (S3-S4) e, contraendosi, solleva il pavimento pelvico e agisce come costrittore del retto e, nella femmina, della vagina. È rappresentato da una lamina muscolare, incompleta nella porzione mediana, la quale chiude parzialmente in basso il piccolo bacino inserendosi in vicinanza dello stretto inferiore. Appare come una cupola rovesciata presentando una faccia superiore concava e una inferiore convessa. È costituito dai muscoli ischiococcigei e dai muscoli elevatori dell'ano.
Ependima
L’ependima è l’epitelio che riveste le cavità dell’encefalo (i ventricoli cerebrali) e del midollo spinale (il canale centrale). Come gli astrociti e gli oligodendrociti, le cellule dell’ependima derivano dall’ectoderma del tubo neurale. Nei primi stadi dello sviluppo embrionale la parete del tubo neurale è rappresentata da un epitelio semplice e successivamente si ispessisce per la proliferazione dei neuroblasti e dei precursori delle cellule di nevroglia; appare, pertanto, come cellule colonnari simil-epiteliali con la porzione ciliata/microvillosa che si affaccia alla superficie ventricolare e con un nucleo chiaro, vescicoloso, situato al polo della cellula opposto al lume. La lamina epiteliale che rimane a rivestire le cavità interne del nevrasse conserva per tutta…
Interazioni in fase di biotrasformazione
Le interazioni in fase di biotrasformazione sono rappresentate dai meccanismi di competizione, ma soprattutto da fenomeni di inibizione e induzione enzimatica che riguardano prevalentemente le reazioni ossidative mediate dal citocromo P450 e dai suoi isoenzimi. L’induzione enzimatica consiste nell’aumento di una determinata attività enzimatica conseguente alla somministrazione cronica di alcuni farmaci definiti induttori; essa si manifesta dopo tempi relativamente lunghi (2-3 settimane) poiché necessita della biosintesi ex novo degli enzimi e determina una riduzione dell’efficacia degli altri farmaci, i quali vengono più attivamente trasformati dalla via enzimatica indotta.