Legamenti del collo del piede
A livello dell’articolazione tibio-tarsica si trovano i legamenti del collo del piede, detti anche retinacoli. Si distinguono retinacoli dei muscoli estensori, dei muscoli peronieri e dei muscoli flessori. Funzione Questi legamenti fungono da dispositivi di contenzione dei tendini che dalla gamba si portano al piede. Questi tendini in corrispondenza del collo del piede, formando un angolo che, in posizione di riposo del piede stesso, si aggira sui 100°-110°. I retinacoli dei muscoli estensori (o legamenti anteriori del collo del piede) e si distinguono in superiore e inferiore. Il retinacolo superiore (o legamento trasverso della gamba) è rappresentato da un nastro fibroso disposto trasversalmente che si fissa al margine anteriore della tibia e alla faccia laterale…
Reazione cromaffine
La reazione cromaffine consente di rilevare la presenza di adrenalina e di noradrenalina in quanto conferisce ai granuli citoplasmatici contenenti queste catecolamine un colorito bruno. Questa reazione è provocata dall'azione ossidante del bicromato di potassio che trasforma le stesse catecolamine, rispettivamente, in adrenocromo e noradrenocromo.
Vena cefalica
La vena cefalica origina dalla confluenza della 1a vena metacarpale dorsale, della vena cefalica del pollice e di rami venosi dell'eminenza tenar;risale portandosi sulla faccia volare dell'avambraccio dove decorre, sempre dal lato radiale, fino alla piega del gomito. Risale quindi ancora nel solco bicipitale laterale del braccio e poi nel solco deltoideopettorale finché, giunta sotto la clavicola, si approfonda e sbocca, dopo aver ricevuto una vena toracoacromiale, nella vena ascellare.
Centri secondari (o epifisari)
Dopo la nascita, in ambedue le estremità delle ossa lunghe compaiono i centri di ossificazione secondari (o epifisari). Nelle epifisi si riscontra la stessa sequenza temporale degli eventi che si manifestano nella diafisi: Proliferazione dei condrociti. Ipertrofia delle cellule ed allargamento delle lacune che confluiscono in ampie cavità. Calcificazione e regressione della cartilagine. Invasione delle cavità da parte di vasi sanguigni e di tessuto osteogenico provenienti dal pericondrio. Deposizione di tessuto osseo sulla superficie delle trabecole cartilaginee in regressione. Le cavità delimitate dalle trabecole diventano così spazi midollari primitivi. Vi sono, tuttavia, due differenze fondamentali rispetto all’ossificazione della diafisi. La progenie di ciascuna cellula cartilaginea è disposta a formare gruppi…
Pompe di tipo ABC
Le pompe di tipo ABC (ABC = ATP binding cassette) si trovano sulla membrana plasmatica e su vari organelli. Trasportano diverse sostanze: nutritive, tossiche, farmaci (sono alla base della resistenza farmacologica). Un esempio di tale pompa è la glicoproteina P (o ATPasi trasportatrice di farmaci). Articolo creato il 24 febbraio 2010. Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.
Timo
Il timo è un organo linfoepiteliale primario (o centrale) localizzato, per la maggior parte, nel mediastino anteriore e, per una piccola parte, nel collo. È un organo transitorio; appare notevolmente sviluppato nel feto e nei primi anni della vita postnatale mentre va incontro ad involuzione dopo la pubertà. È un organo impari e mediano che deriva dall’accostamento di due lobi timici. Alla nascita si presenta come una massa piuttosto voluminosa, di colore variabile dal rosa al bianco grigiastro; successivamente presenta un variabile grado di infiltrazione adiposa e di involuzione.
Muscolo sternotiroideo
Il muscolo sternotiroideo è innervato dai rami anteriori dei primi tre nervi cervicali attraverso l’ansa dell’ipoglosso. Con la sua azione abbassa la cartilagine tiroidea, quindi la laringe. È posto profondamente al muscolo sterno ioideo. Origina dalla faccia posteriore del manubrio dello sterno e dalla 1a cartilagine costale e termina alla linea obliqua della cartilagine tiroidea della laringe. La faccia posteriore del muscolo è in rapporto con l’arteria carotide comune, con la vena giugulare interna, con la trachea e con la ghiandola tiroide. Articolo creato il 25 febbraio 2010. Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.
Fattori che influenzano l’escrezione renale
I fattori che influenzano l’escrezione renale dei farmaci sono: pH urinario Il valore del pH incide considerevolmente sulla velocità di escrezione renale dei farmaci in quanto essendo la maggior parte di essi elettroliti deboli, in condizioni fisiologiche (pH urinario = 5,5-6) sarà favorita l’escrezione di farmaci debolmente basici che si troveranno in uno stato di maggiore dissociazione e, conseguentemente, di minore riassorbibilità. Questo principio può essere sfruttato per indurre una diuresi forzata in caso di intossicazione: l’acidificazione delle urine (mediante cloruro d’ammonio) può favorire una più rapida eliminazione di sostanze basiche, ed un’alcalinizzazione (mediante bicarbonato di sodio) favorirà l’eliminazione di sostanze acide (approfondisci qui). Concentrazione plasmatica del farmaco All’aumento della…
Desensitizzazione dei recettori-canale
La desensitizzazione è una proprietà intrinseca dei recettori-canale che determina la riduzione della capacità del recettore di andare incontro a quelle modificazioni conformazionali necessarie al funzionamento del suo canale intrinseco. È un fenomeno causato dall’attivazione continua del recettore-canale ed è completamente reversibile appena il farmaco (o il ligando in generale) si stacca dal recettore-canale. In sintesi, quando un ligando non si stacca dal recettore in tempi ottimali determina desensitizzazione: il ligando è legato al recettore ma il canale è chiuso. La desensitizzazione può essere: Omologa, se è specifica per il recettore che viene attivato. Eterologa: se è estesa anche ad altri recettori che utilizzano la stessa via di trasduzione del…
Arcate gengivodentali
Le arcate gengivodentali delimitano con la loro faccia esterna la parete interna del vestibolo della bocca, hanno forma di ferro di cavallo con la concavità volta in dietro e si distinguono in superiore e inferiore. Con la loro superficie interna delimitano la parete antero-laterale della cavità buccale propriamente detta. Durante l’occlusione isolano ampiamente il vestibolo della bocca dalla cavità buccale propriamente detta. Le arcate gengivodentali sono formate dai processi alveolari delle ossa mascellari (le superiori) e della mandibola (le inferiori) ricoperti da una tonaca mucosa che costituisce le gengive, e dai denti. Articolo creato il 12 agosto 2011. Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.