Istologia
Osso compatto (o denso)
L’osso compatto appare sottoforma di una massa solida continua. Osservando al microscopio sottili sezioni trasversali e longitudinali di diafisi di osso lungo macerato, è possibile osservare che la sostanza ossea è attraversata da numerosi canali longitudinali, o talora obliqui: sono i canali di Havers. Una seconda categoria di canali, di calibro inferiore, attraversano l’osso obliquamente o perpendicolarmente al suo asse maggiore, connettendosi con i canali di Havers, e si aprono alle superfici periostale ed endostale: sono i canali di Volkmann. Piccoli vasi sanguigni e nervi penetrano dall’endostio e dal periostio nei canali di Volkmann e da questi nei canali di Havers. I canali di Havers e di Volkmann, quindi, sono…
Dischi intercalari
I dischi intercalari sono zone di contatto e di adesione tra le estremità di fibre muscolari cardiache contigue. Sono ben visibili nei preparati colorati con ematossilina ferrica nei quali appaiono come sottili tratti trasversali interposti fra le estremità di fibre adiacenti. Il disco intercalare può decorrere rettilineo per tutto lo spessore della fibra, ma più spesso appare suddiviso in segmenti trasversali disposti a livelli diversi come i gradini di una scala e collegati da segmenti longitudinali; a questa particolare disposizione si deve il termine di strie scalariformi. A livello dei dischi intercalari non vi è passaggio di miofilamenti da una fibra all’altra.
Tessuto connettivo propriamente detto
Il tessuto connettivo propriamente detto è suddiviso in due sottoclassi: il tessuto connettivo lasso e il tessuto connettivo denso o compatto. Nel primo le fibre sono bassamente intrecciate tra loro mentre nel secondo sono abbondantissime e raccolte in grossi fasci stipati che conferiscono al tessuto una notevole consistenza. Nel tessuto connettivo compatto le fibre possono avere una disposizione irregolare, disordinata, come nel derma (tessuto connettivo compatto irregolare), oppure essere raccolte in fasci paralleli, come nei tendini, nei legamenti, nelle aponeurosi (tessuto connettivo compatto regolare). Esistono, infine, varietà di tessuto connettivo lasso con proprietà speciali: tessuto mucoso, tessuto elastico, tessuto reticolare, tessuto adiposo, tessuto pigmentato. Articolo creato il 01 marzo 2010.…
Cellule del tessuto osseo
Nelle ossa in accrescimento si distinguono quattro tipi cellulari: Cellule osteoprogenitrici (o preosteoblasti). Osteoblasti. Osteociti. Osteoclasti. Normalmente, nella formazione dell’osso, le cellule mesenchimali si differenziano in cellule osteoprogenitrici che proliferano attivamente e si trasformano in osteoblasti; questi ultimi, dopo aver deposto la sostanza ossea, si trasformano in osteociti. Gli osteoclasti appartengono ad una linea cellulare diversa da quella degli osteoblasti ed osteociti in quanto discendono dalla cellula staminale emopoietica. Nel periostio e nell’endostio, al termine dei processi osteoformativi, lo strato epitelioide di osteoblasti attivi si trasforma in uno strato di cellule osteoprogenitrici, quiescenti. Questo cambiamento morfologico e funzionale reversibile è definito modulazione in contrapposizione alla differenziazione che comporta una trasformazione…
Plasma
Il plasma è la sostanza liquida intercellulare, che costituisce il 55% circa della massa sanguigna; ha un peso specifico di 1027-1030 e pH leggermente alcalino (7,2-7,3). L’acqua è il principale componente del plasma (90-92%) nel quale si trovano disciolte sostanze diverse: Proteine (albumina, globuline, fibrinogeno) dal 7 al 9%. Costituenti inorganici (sodio, calcio, potassio, magnesio, fosforo, ferro, rame, ecc.) per circa lo 0,9%. Sostanze azotate non proteiche, grassi neutri, fosfolipidi, colesterolo, glucosio, anticorpi, ormoni, enzimi. Articolo creato il 5 marzo 2010. Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.
Metodo di von Kossa
Il metodo di von Kossa è utilizzato per la dimostrazione dei sali di calcio e si basa sulla fissazione da parte dei sali di calcio dell’argento metallico ottenuto per riduzione dal nitrato mediante esposizione alla luce solare o ultravioletta. Il metodo di von Kossa trova, pertanto, utile applicazione nello studio dell’osso non decalcificato. Metodo di von Kossa (fonte: UNC – School of medicine) Articolo creato l’8 marzo 2010. Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.
Metodo di van Gieson
Il metodo di van Gieson, utilizzato per la colorazione del connettivo collagene, viene realizzato facendo uso del liquido di van Gieson composto di fucsina acida e di acido picrico. La prima funge da colorante, il secondo da mordenzatore e nel contempo da colorante di contrasto. La fucsina conferisce alle sole fibre collagene una tonalità rossa, molto vivace, mentre a tutte le altre strutture l’acido picrico apporta una tonalità gialla. Il metodo suole essere integrato con un colorante nucleare come l’ematossilina. Metodo di van Gieson (fonte: Connective tissue) Articolo creato l’8 marzo 2010. Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.
Osso spugnoso
L’osso spugnoso ha un aspetto alveolare ed è costituito di sottili trabecole (o spicole), formate da lamelle addossate le une alle altre, che si ramificano e si anastomizzano in una rete tridimensionale nelle cui maglie è accolto il midollo osseo; queste cavità midollari sono spazi intercomunicanti e si continuano nelle ossa lunghe con la cavità midollare della diafisi.
Neuroni multipolari, bipolari, unipolari e pseudounipolari
I neuroni possono essere distinti in: I neuroni multipolari rappresentano la maggior parte delle cellule nervose. Sono così chiamati perché hanno molti dendriti che emergono in vari punti dal corpo cellulare ed un unico assone. Tipici neuroni multipolari sono i neuroni stellati (che comprendono le cellule radicolari motrici della sostanza grigia ventrale del midollo spinale e dei nuclei motori dell’encefalo) e le cellule piramidali della corteccia cerebrale. I neuroni bipolari hanno un solo dendrite ed un assone che si staccano dai poli opposti del pirenoforo. Tipici neuroni bipolari si trovano nella retina, nel ganglio vestibolare di Scarpa, nel ganglio cocleare e nell’epitelio della mucosa olfattiva. I neuroni unipolari, provvisti del…
Tropomiosina
Come l’actina, la tropomiosina è una proteina filamentosa; è lunga 38,5 nm. Ciascuna molecola di tropomiosina si estende su una lunghezza di 7 monomeri di G-actina lungo gli spazi della molecola di F-actina, per una lunghezza che corrisponde a mezzo giro del filamento di actina. Nel muscolo scheletrico la tropomiosina è composta da due subunità, alfa e beta, che sono presenti in rapporti diversi nei diversi tipi di muscolo.