Struttura del timo
Il timo, a differenza degli altri organi linfoidi, è un organo linfoepiteliale in quanto contiene, oltre ai linfociti, anche una componente epiteliale. In sezione il timo risulta formato da numerosi lobuli in ciascuno dei quali di distinguono una zona corticale (o corteccia) nella quale predominano i linfociti, e una zona midollare nella quale predominano le cellule epiteliali. In realtà ognuno dei due lobi è costituito da un cordone centrale di sostanza midollare che, ripiegato su se stesso, dà luogo a tozze propaggini che corrispondono alla sostanza midollare dei singoli lobuli, intorno alle quali si dispone un mantello di sostanza corticale. Nell’insieme, i lobi sono avvolti da una capsula connettivale fibrosa che manda in profondità setti interlobulari da cui si distaccano sepimenti minori che si addentrano nella zona corticale dei lobuli scomponendola in lobulini. La capsula e i setti sono ricchi di vasi sanguigni, linfatici e nervi.
La zona corticale è più scura di quella midollare; ciò è dovuto dalla diversa quantità di cellule che formano il parenchima dell’organo, rappresentate da: cellule epiteliali timiche (TEC), timociti (che non sono altro che linfociti), macrofagi (dispersi tra TEC e timociti, in entrambe le zone dei lobuli timici; risultano particolarmente abbondanti intorno ai vasi sanguigni e in corrispondenza della giunzione cortico-midollare dei lobuli) e cellule interdigitate si trovano nella zona midollare.
Il timo, pur essendo un organo produttore di linfociti, dipende dal fegato nella vita fetale e dal midollo osseo nella vita adulta in quanto da questi organi provengono le cellule staminali che infiltrano il reticolo epiteliale. Le cellule staminali, giunte nel timo, proliferano attivamente e si differenziano in timociti che non sono ancora cellule immunologicamente competenti.
L’attività mitotica linfocitaria nel timo è molto più alta di quella degli organi linfoidi secondari dalla quale si differenzia anche per essere indipendente dalla stimolazione antigenica. Altra importante differenza tra gli organi linfoidi centrali e quelli periferici è l’assenza, nei primi, di centri germinativi. Più del 90% dei timociti muore entro pochi giorni; una piccola parte sopravvive nella zona midollare e, sotto l’influenza microambientale di fattori od ormoni timici (timosina, timopoietina, fattore umorale timico, timostimolina) acquista competenza immunitaria -T. I linfociti T abbandonano l’organo popolando le aree T-dipendenti dei linfonodi e della milza.
I vasi arteriosi raggiungono la midollare attraverso i setti e ivi si ramificano. L’irrorazione della corticale dipende, invece, da vasi che decorrono lungo la giunzione cortico-midollare.
Capillari venosi e venule corticali sboccano in vene della giunzione cortico-midollare che, a loro volta, si aprono in vene midollari. Alcune delle venule post-capillari presentano un endotelio alto (HEV).
Strati di cellule epiteliali avvolgono i capillari e i vasi di calibro maggiore, particolarmente a livello della zona corticale dei lobuli timici. Queste cellule occupano una posizione simile a quella delle cellule gliali che formano involucri perivascolari nel sistema nervoso centrale; esse contribuiscono a formare una barriera ematotimica impervia a livello corticale. Tale barriera è incompleta, però, a livello della giunzione cortico-midollare. È probabile che la barriera ematotimica protegga le cellule T in via di sviluppo da un’inappropriata esposizione ad antigeni circolanti che porterebbe all’eliminazione (per selezione negativa) di cloni utili.
Timo di mammifero (colorazione ematossilina ferrica). Organo linfatico primario cioè organo in cui i linfociti fanno la loro prima comparsa e da cui migrano negli organi linfatici secondari dove colonizzano, si moltiplicano e si trasformano in seguito a stimolazione antigenica.
È un organo linfo-epiteliale costituito da due lobi in cui microscopicamente sono identificabili i lobuli timici (LT) in ciascuno dei quali sono ben visibili, per la differente intensità di colorazione, la zona corticale (C) e la zona midollare (M).
Timo di mammifero (colorazione ematossilina-eosina).
L’immagine è analoga alla precedente. Sono ben evidenziabili i lobuli timici (LT) suddivisi dai setti connettivali interlobulari (Si), derivati da invaginazioni della capsula connettivale (C) che circonda il timo stesso.
Particolari dell’immagine precedente visti a maggiore ingrandimento (colorazione ematossilina-eosina).
Vi si evidenzia ancora la capsula connettivale (C) da cui si diparte il setto interlobulare (Si). Nel lobulo timico sono evidenti i tipi cellulari che compongono l’organo: i linfociti T (o timociti) (t) , i macrofagi (m) e le cellule epiteliali (ce).
Il timo non è un organo permanente, infatti a partire dalla pubertà va incontro ad involuzione, pertanto la sua struttura varia a seconda dell’età del soggetto.
Il parenchima timico con la sua particolare suddivisione in midollare (M) e corticale (C ) si riduce e viene sostituito da connettivo denso più o meno inframezzato da tessuto adiposo. L’atrofia interessa dapprima la corticale e solo secondariamente la midollare che appare ricchissima di corpuscoli di Hassal (CH). (Colorazione ematossilina ferrica).
La zona corticale (C) e quella midollare (M), che nel loro insieme formano il lobulo timico, si distinguono in base alla loro diversa colorabilità. La prima è più intensamente colorata per la presenza di un alto numero di linfociti rispetto alle cellule epiteliali, mentre la seconda risulta più chiara per un minor numero di linfociti presenti rispetto alle cellule epiteliali. Queste ultime hanno la funzione di formare un reticolo (sono dette anche cellule reticolari) nelle cui maglie sono accolti i linfociti.
Questa componente epiteliale assume un aspetto caratteristico durante l’involuzione dell’organo dando luogo a tipiche formazioni che sono evidenziabili nella sostanza midollare e che sono denominate corpuscoli timici o di Hassal (CH). Sono costituiti da cellule epiteliali disposte concentricamente che presentano segni di trasformazione cornea.
Nel processo di involuzione timica è possibile evidenziare una riduzione del parenchima ed un contemporaneo aumento del tessuto adiposo (A). (Colorazione ematossilina ferrica).
Fonte: Istituto di anatomia umana normale università degli studi di Bologna
Articolo creato il 10 marzo 2012.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.