Malattie professionali
In senso medico sono malattie professionali (o malattie del lavoro o tecnopatie) i processi morbosi che derivano da un’esposizione protratta agli effetti nocivi del lavoro, cioè quelle manifestazioni cliniche dovute all’azione lenta e ripetuta nel tempo di agenti patogeni legati al lavoro stesso.
Diversa e più limitata è la nozione che si deduce dal decreto 1124/1965 (Testo Unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali) che comprende nell’assicurazione obbligatoria sole le malattie professionali indicate nella tabella, contratte nell’esercizio e a causa delle lavorazioni specificate nella tabella stessa, manifestatesi entro il periodo massimo di indennizzabilità della cessazione del lavoro.
Un’altra nozione della malattia professionale si deduce dall’adozione del cosiddetto sistema misto. Attualmente, l’assicurazione obbligatoria viene estesa a ogni malattia non compresa nelle tabelle allegate, causata da lavorazioni o da agenti patogeni diversi da quelli indicati nelle tabelle stesse, anche se manifestatasi oltre il periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro (cioè il periodo massimo entro il quale si poteva presentare istanza dal momento della cessazione lavorativa), purché ne sia provata la causa di lavoro (onere della prova a carico del lavoratore). In definitiva, oggi il vecchio sistema tabellare chiuso (costituito da una tabella con tre colonne che riportavano, rispettivamente, tipo di lavorazione – malattia – periodo massimo di indennizzabilità) è stato sostituito da un sistema tabellare misto (con possibilità di ammettere altre patologie al di fuori delle tabellari seppur con onere della prova a carico del lavoratore, le cosiddette malattie “non tabellate”).
NB: Le malattie professionali “tabellate” sono attualmente 60 (comprese silicosi e asbestosi) per l’industria e 27 per l’agricoltura.