Farmaci e barriera placentare
La barriera placentare è costituita dai villi corionici che sono delle formazioni localizzate a livello di lacune nelle quali circola il sangue materno; questi villi contengono capillari fetali. Affinché le sostanze passino dal sangue materno, che si trova in queste lacune, al sangue fetale, devono attraversare non solo l’epitelio dei villi, ma anche l’endotelio dei capillari.
La possibilità di poter attraversare tale barriera dipende dal tempo di gravidanza: nel primo periodo è limitato, ma via via aumentano perché il feto necessita di un nutrimento maggiore e quindi gli scambi tra sangue materno e fetale sono più accentuati, favorendo così anche il passaggio di altre sostanze, tra cui farmaci. Naturalmente non è una barriera così selettiva come quella ematoencefalica; in questa barriera, per esempio, si verificano processi di endocitosi da cui deriva la causa del facile passaggio di virus al feto, come quello della rosolia. In questo senso è una barriera più permissiva anche se a livello della placenta si verificano processi metabolici in grado di evitare il passaggio di alcuni farmaci dalla madre al feto. La concentrazione di un farmaco nel feto può essere diversa da quella della madre a seconda delle caratteristiche del farmaco stesso. Si possono avere dei farmaci che raggiungono la stessa concentrazione nel feto e nella madre, mentre ci sono farmaci che nel feto raggiungono una concentrazione inferiore rispetto a quella della madre.
Ci può essere la necessità di somministrare un farmaco nella madre per poter avere effetti sul feto; ad esempio: si possono utilizzare gli antibiotici per combattere e prevenire infezioni intrauterine; gli antagonisti ai narcotici (naloxone) quando la madre fa uso di sostanze narcotiche; un induttore enzimatico (fenobarbitale) se si prevede un’iperbilirubinemia; glucocorticoidi per accelerare la maturazione del sistema respiratorio ed evitare la sindrome respiratoria.
Quindi, da un lato c’è la necessità di somministrare dei farmaci che devono giungere a livello del feto, altre volte bisogna somministrare farmaci nella madre senza che venga influenzato il feto; per questo bisogna scegliere farmaci che debbano attraversare o meno la barriera placentare.
I fattori che determinano il passaggio del farmaco nel feto sono:
- Il diverso legame del farmaco sulle proteine plasmatiche materne e fetali: se è maggiore il legame con le proteine materne, sarà minore la quantità di farmaci che passa al feto (e viceversa).
- Un maggior deposito del farmaco in alcuni distretti, per cui si ha un maggior passaggio dei farmaci stessi.
- La velocità di trasferimento transplacentare che dipende dalle caratteristiche del farmaco più o meno liposolubile.
- Le differenze dell’equilibrio acido/base tra madre e feto in quanto a livello del feto c’è un pH più acido rispetto quello della madre. Di conseguenza, un farmaco di tipo basico che si trova in un ambiente più acido si ionizza di più; si verifica così il fenomeno di intrappolamento ionico in quanto il farmaco ionizzato non può retrodiffondere e risulta quindi più concentrato a livello del feto rispetto alla madre
- Il metabolismo della placenta, utile se si desidera un effetto a livello della madre ma non del feto.
- Il tipo di circolazione fetale.
- Il volume di distribuzione.
I meccanismi di passaggio invece sono:
- Diffusione passiva.
- Diffusione facilitata.
- Trasporto attivo.
- Processi di endocitosi (come per il virus della rosolia, IgA, proteine materne).
Articolo creato il 01 marzo 2010.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.