Anomalie di posizione dell’utero
Prima di considerare le anomalie di posizione dell’utero, bisogna ricordare che normalmente l’utero si trova in posizione di antiverso-flessione, cioè l’organo, nel suo insieme, è inclinato in avanti rispetto all’asse della vagina con un angolo di circa 90-100° e l’asse del corpo è flesso su quello del collo con un angolo aperto anteriormente di 120-170°. In condizioni non del tutto fisiologiche, l’utero può presentare spostamenti anteriori o posteriori.
Gli spostamenti anteriori rappresentano un’esagerazione della posizione normale dell’organo; si parla di:
- Antiflessione, quando l’utero è ripiegato su se stesso, descrivendo un angolo acuto tra corpo e collo.
- Antiversione, quando l’utero è interamente spostato in avanti formando un angolo acuto con la vagina.
- Lateroflessione, quando il corpo dell’utero è piegato lateralmente in modo da formare un angolo con il collo e la vagina.
- Lateroversione, quando l’utero è spostato in toto lateralmente.
Più importanti sono gli spostamenti posteriori, in quanto causano dismenorrea, turbe mestruali ed eventualmente sterilità od aborti; si parla di:
- Retroversione, quando c’è lo spostamento posteriore dell’utero in toto.
- Retroflessione, quando lo spostamento riguarda solo il corpo dell’utero, che viene a formare con il collo un angolo aperto indietro.
La retroversione e la retroflessione spesso si associano e in tal caso si parla di retroversoflessione uterina. Perdurando a lungo, questa posizione determina un aumento di volume e di consistenza dell’utero a causa della stasi sanguigna che la retroversione uterina viene a creare nei vasi venosi del legamento largo (possibile formazione di un varicocele pelvico).
La retrodeviazione uterina compare spesso dopo il parto ed è favorita dall’abnorme cedevolezza dei legamenti uterini ed in parte anche del diaframma pelvico.
Il prolasso uterino compare per lo più in donne anziane, in rapporto con il progressivo indebolimento del piano muscolo-aponevrotico del perineo che si verifica dopo la menopausa. Può comparire, tuttavia, in donne giovani che abbiano sofferto di lesioni perineali in occasione di parti spontanei od operativi. Può essere distinto in 3 gradi:
- I grado, in cui l’utero è disceso nel canale vaginale ma la portio non sporge dall’ostio vaginale.
- II grado, in cui il collo fuoriesce dalla rima vulvare.
- III grado, in cui l’intero utero rivestito dalla vagina estroflessa fuoriesce attraverso la vulva.
L’utero prolassato presenta spesso un’ipertrofia del collo che si instaura come diretta conseguenza del prolasso, per il marcato stato congestizio, l’edema cronico e la conseguente fibrosi. Nei prolassi completi è molto frequente, oltre a fenomeni di epidermizzazione, il riscontro di erosioni e di ulcere da decubito a livello del collo.
Poiché, nella sua discesa, l’utero trascina con sé gli organi con cui è connesso e cioè la vagina, gli annessi, la vescica e il retto, il prolasso uterino si associa frequentemente a prolasso in vagina della vescica (cistocele) o del retto (rettocele), a seconda se l’eversione vaginale è prevalentemente a carico della parete anteriore o posteriore, rispettivamente. Il cistocele è causa di ristagno di urina e di cistite, il rettocele di stipsi e di emorroidi. Lo stiramento degli ureteri ad opera dell’utero prolassato può essere causa di idronefrosi.
L’inversione dell’utero, cioè l’invaginamento più o meno completo del fondo della cavità uterina, eventualmente fino a fuoriuscire attraverso l’orifizio uterino esterno, può verificarsi durante il parto, spontaneamente, per manovre ostetriche o per tumori voluminosi impiantati sul fondo.
Articolo creato il 7 agosto 2011.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.