Macrofagi (o istiociti)
I macrofagi (o istiociti) rappresentano, per frequenza numerica, la seconda classe di elementi cellulari nel tessuto connettivo lasso. Come le altre cellule del tessuto connettivo hanno vita limitata quindi devono continuamente rinnovarsi; ciò è possibile tramite due meccanismi:
- Attività mitotica dei macrofagi preesistenti.
- Migrazione dal sangue circolante al tessuto connettivo dei loro precursori, i monociti, e trasformazione degli stessi in macrofagi. Per dimostrare la loro provenienza dai monociti si esegue un semplice esperimento: in un animale si iniettano cellule midollari marcate con timidina triziata. Dopo un certo intervallo di tempo, tramite autoradiografia, nel tessuto connettivo dell’animale si possono osservare macrofagi con nucleo marcato, cioè ricoperto di granuli che testimoniano la presenza di DNA radioattivo.
I monociti del sangue e i macrofagi del tessuto connettivo devono essere considerati come fasi funzionali dello stesso tipo cellulare. I monociti del sangue costituiscono una riserva circolante di cellule fagocitarie che viene utilizzata allorché si verifica una richiesta di macrofagi, come nel corso di un’infezione.
I macrofagi svolgono diverse funzioni:
- Hanno un ruolo fondamentale nei processi di difesa tramite la fagocitosi e l’induzione della risposta immunitaria.
- Intervengono nel metabolismo del ferro in quanto i globuli rossi invecchiati sono fagocitati dai macrofagi del sistema reticolo-istiocitario della milza, del fegato e del midollo osseo e il ferro contenuto nell’emoglobina si deposita nel citoplasma per essere riutilizzato dagli eritroblasti per la produzione di nuova emoglobina.
- Intervengono nella guarigione delle ferite e nelle malattie caratterizzate da fibrosi producendo, in risposta a stimoli infiammatori, sostanze di secrezione rappresentate da:
– Fattori che attivano la proliferazione e la funzione fibrillogenetica dei fibroblasti.
– Prostaglandine che influenzano la contrattilità muscolare liscia, la permeabilità vascolare, l’attività di alcune ghiandole endocrine, la lipolisi, l’aggregazione delle piastrine.
– Enzimi idrolitici attivi a pH acido e neutro che intervengono nell’infiammazione cronica degradando i costituenti dei tessuti connettivi ed attivando varie sostanze ad attività infiammatoria. Gli enzimi idrolitici acidi prodotti, di origine lisosomiale, sono: catepsine, glicosidasi, fosfatasi acida, aril-solfatasi, ecc.; gli enzimi idrolitici neutri sono: collage nasi, elastasi, attivatore del plasminogeno, lisozima.
– Componenti del complemento.
– Fattori stimolanti l’emopoiesi.
È opportuno distinguere i macrofagi fissi presenti nel tessuto connettivo in condizioni normali dai macrofagi liberi (o migranti) che compaiono nel corso dei processi infiammatori. Le due classi corrispondono a stadi funzionali diversi dello stesso tipo cellulare: la cellula migrante è la forma attiva della cellula fossa.
- I macrofagi fissi sono cellule stellate o fusiformi, munite di espansioni microvillari e di prolungamenti, che sono spesso adagiate sui fasci di fibre collagene. Hanno un diametro di 15-20 µm. Non avendo caratteri morfologici ben distinti è spesso difficile distinguerli dai fibroblasti nei comuni preparati istologici. Un comune metodo impiegato per distinguere questi due tipi cellulari è quello della granulopessia o colorazione vitale con coloranti colloidali che sfrutta le proprietà fagocitarie dei macrofagi. Se ad un animale è iniettato un colorante vitale, come il tripan blu o il litiocarminio, il materiale iniettato è fagocitato dai macrofagi e concentrato in grossi granuli nel loro citoplasma, mentre i fibroblasti e gli altri tipi cellulari del connettivo non assumono la sostanza o ne assumono poca, apparendo perciò incolori.
I macrofagi del tessuto connettivo lasso sono stati denominati anche: clasmociti, cellule ragiocrine, cellule migranti a riposo, poliplasti (nei processi infiammatori), cellule avventiziali (che giacciono nello strato avventiziale di certi vasi sanguigni).
- Quando sono stimolati o attivati nel corso dell’infiammazione, i macrofagi ritirano i loro prolungamenti, si staccano dalle fibre e diventano macrofagi liberi (o migranti) provvisti di motilità e di attività fagocitaria; risultano facilmente distinguibili dai fibroblasti: la cellula aumenta di volume e il citoplasma appare ripieno di granuli o vacuoli di materiale ingerito.
La microscopia elettronica rivela la presenza di numerosi lisosomi e fagosomi contenenti materiale ingerito. La membrana plasmatica presenta numerose invaginazioni pinocitiche che testimoniano un’intensa attività fagocitaria. Nel citoplasma, soprattutto sulla superficie interna della membrana plasmatica, sono presenti numerosi microtubuli e microfilamenti actino-simili di 5 nm di spessore, i quali sono molto importanti per i processi di fagocitosi, e filamenti intermedi di 10 nm che hanno funzione citoscheletrica e sono costituiti dalla proteina vimentina.
La parte periferica del citoplasma consiste in una membrana ondulante che è l’organo motorio della cellula. Mediante una vivace attività ameboide, i macrofagi si dirigono verso il luogo di infezione, attratti dalla diffusione di una sostanza chimica (fenomeno definito chemiotassi).
Articolo creato il 01, marzo 2010.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.