Legame con le proteine plasmatiche
Il farmaco una volta raggiunto il circolo può legarsi alle proteine plasmatiche. Il legame alle proteine plasmatiche si verifica soprattutto con le sostanze liposolubili in modo che possano essere veicolate più facilmente nel sangue. La quota di farmaco che si lega alle proteine plasmatiche (percentuale espressa anche sul foglietto illustrativo) dipende dall’affinità del farmaco per la proteina plasmatica.
La proteina più significativa per il legame è l’albumina che rappresenta la proteina più concentrata nel plasma (4,04 g/100 ml di plasma); poi ci sono le globuline in concentrazione minore (α1 = 0,31 g/100 ml; α2 = 0,48 g/100; ß = 0,81 g/100; gamma = 0,74 g/100); infine il fibrinogeno (0,34 g/100 ml).
I farmaci acidi si legano principalmente all’albumina, quelli basici all’α1-glicoproteina acida. Condizioni patologiche possono alterare il legame farmaci-proteine plasmatiche con conseguente variazione del volume di distribuzione, della clearance e dell’emivita. Patologie epatiche e renali determinano riduzione dell’albuminemia; cancro, artrite, morbo di Crohn e infarto del miocardio, determinando aumento dell’α1-glicoproteina acida.
Il legame farmaco-proteine plasmatiche è un legame di tipo reversibile F + P <=> FP. La reazione tra farmaco e proteine tende alla formazione del complesso, ma può tornare indietro per scissione di questo legame secondo la legge di azione di massa.
Su tali proteine si legano sostanze endogene come la bilirubina, gli acidi grassi e l’acido urico (all’albumina); la vitamina B12, gli ormoni steroidei, gli acidi salici e la tireoglobulina sull’a1; lo ione rameico sull’α2; il ferro sulla transferrina (ß). Oltre a queste sostanze si possono legare anche farmaci, come il tamoxifene all’albumina.
Ci sono dei legami molto selettivi che avvengono per la presenza di precisi raggruppamenti sulla molecola proteica dell’albumina che presentano legami generalmente ionici che sono reversibili.
Le proteine plasmatiche che si legano ai farmaci possono legarsi mediante legami reversibili o irreversibili. Un legame reversibile è quello che si ha con il glucosio per valutare lo stato diabetico di una persona; un legame irreversibile, invece, può essere utile per quelle sostanze che, in una singola somministrazione, presentano nell’organismo un’efficacia terapeutica di lunga durata. Su una singola proteina è presente tutta una serie di siti responsabili di legami con numerosi farmaci. Il legame può essere distinto in base al sito di legame. I siti possono essere distinti in primari e secondari.
- I siti primari sono siti specifici dove si vanno a legare solo determinate sostanze quali acidi grassi a lunga catena e bilirubina.
- I siti secondari sono siti dove si possono legare più sostanze tra cui quelle che sono in eccesso rispetto alla disponibilità dei siti primari. Questo è ciò che avviene, per esempio, per gli acidi grassi a lunga catena: normalmente si trovano in quantità tali da risultarne presenti 2 per ogni molecola di albumina (questa è la corretta proporzione); su ogni molecola di albumina ci sono 2 siti primari di legame per gli acidi grassi. Quando la concentrazione di acidi grassi a catena lunga aumenta, la saturazione di questi siti primari sull’albumina comporta una modificazione su altri siti dove normalmente si legano altre sostanze in modo che gli acidi grassi possano essere legati da questi altri siti secondari. Oltre che per la bilirubina, sono stati individuati altri siti per la warfarina (anticoagulante) e l’azapropazone (antinfiammatorio) che sono i siti primari per queste molecole ma che possono legare anche altre sostanze.
Oltre l’albumina vi sono le lipoproteine che normalmente legano sostanze che sono particolarmente liposolubili, per cui non si sa se si forma un vero legame chimico o se si abbia semplicemente un’affinità di tipo lipofilo.
Articolo creato il 01 marzo 2010.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.