Putrefazione
La putrefazione è un fenomeno cadaverico trasformativo di tipo distruttivo che s’instaura normalmente per l’attività di degradazione e decomposizione dei tessuti da parte di microorganismi, la maggior parte di origine endogena (ospiti dell’intestino), altri che provengono dall’esterno (attraverso le aperture naturali o le soluzioni di continuo della cute), i cui enzimi provocano la fermentazione putrida dei tessuti stessi con formazione di gas e sostanze.
A decesso avvenuto i microrganismi saprofiti passano dal colon nell’albero circolatorio venoso, principale distretto di raccolta del sangue nel cadavere, ed ivi si riproducono diffondendosi a tutto l’organismo. I germi responsabili della putrefazione comprendono il Bacillus putrificus, i bacilli mesenterici, i bacilli butirrici, il Micrococcus liquefaciens, il Clostridium welchii, il Proteus vulgaris.
Sull’andamento dei fenomeni putrefattivi influiscono la temperatura e lo stato di umidità. Così, essendo la temperatura più favorevole per lo sviluppo dei microrganismi patogeni compresa tra 18 e 37 °C, si chiarisce come d’estate la putrefazione progredisca molto più rapidamente che nella stagione fredda, mentre è rallentata dalle basse temperature (il cadavere si può mantenere pressoché integro per alcuni giorni a 4 °C e per diversi mesi con temperature sotto lo zero), D’altro canto l’umidità che interviene in senso adiuvante, è insita nei tessuti stessi, dato l’elevato tenore di acqua. Se lo stato igrometrico dell’aria è elevato, sì da contrastare l’essiccamento della salma, i fenomeni putrefattivi risulteranno accelerati; un basso grado di umidità porta alla mummificazione e un elevato grado favorisce la saponificazione.
Anche fattori interni favoriscono la putrefazione: così, in soggetti deceduti per stato settico la putrefazione è più rapida, data la disseminazione dei batteri nei tessuti, mentre nei bambini deceduti al momento del parto, e che pertanto non hanno respirato e che non hanno mai ingerito cibo, non vi è la diffusione dei germi dall’intestino e questi penetrano attraverso gli orifici naturali ed eventuali soluzioni di continuo: i fenomeni putrefattivi saranno pertanto rallentati e si evidenzieranno all’inizio attorno alla bocca e alla regione anale.
Nella putrefazione si possono distinguere diverse fasi: colorativa, enfisematosa, colliquativa e infine la fase di riduzione scheletrica: le prime tre fasi si embricano tra loro, non sono cioè rigidamente conseguenti una all’altra: dipendendo ciascuna da fenomeni che insorgono contemporaneamente, si distinguono solo perché prevalgono le manifestazioni dell’una o dell’altra.
La fase colorativa e la fase enfisematosa sono la conseguenza della produzione di gas da parte dei batteri intestinali saprofiti (butirricus, putrificus) che superano la barriera intestinale e vanno a invadere i tessuti, seguendo le vie del sangue; le due fasi vanno di pari passo, anche se la prima ad essere apprezzata è la fase colorativa, costituita inizialmente da una colorazione verdastra che compare in fossa iliaca destra, dove cioè l’intestino è più vicino alla parete dell’addome; la colorazione si diffonde poi a tutto il corpo, passando da verde a nerastra, e si evidenzia il circolo venoso, specie al tronco e alla radice degli arti. Essa è dovuta alla produzione da parte dei citati batteri di idrogeno solforato, un gas che poi si combina con l’emoglobina, formando solfometaemoglobina. La fase colorativa inizia in fossa iliaca destra (macchia verde putrefattiva) mediamente un giorno dopo la morte, ma vi è una importante influenza della temperatura esterna: bastano poche ore d’estate, mentre con temperature fredde può tardare anche 2-3 giorni. La fase si completa rapidamente in estate (2-3 giorni) e più lentamente in inverno (anche 10 giorni).
La produzione di gas che è alla base della fase colorativa è il presupposto della fase enfisematosa, cioè il rigonfiamento dei tessuti molli. La produzione del gas inizia nel canale intestinale, che si dilata, e quindi la prima manifestazione è il rigonfiamento addominale, poi i gas penetrano nella cavità e infiltrano i tessuti molli: si realizza così l’ulteriore rigonfiamento dell’addome, il rigonfiamento dei genitali esterni, in particolare la sacca scrotale, e la tumefazione dei tessuti molli; specialmente evidenti sono le manifestazioni al volto, con tumefazione delle palpebre e delle labbra e protrusione dei bulbi oculari e della lingua: il cadavere può così divenire irriconoscibile, assumendo, anche a causa della colorazione brunastra conseguente alla fase colorativa, l’aspetto a testa di moro. La fase enfisematosa compare pienamente poco dopo la fase colorativa: il cadavere manifesta i segni della tumefazione d’estate dopo un giorno, in inverno dopo diversi giorni. Dalla produzione dei gas possono dipendere fenomeni quali la circolazione postmortale per compressione sul cuore e passaggio del suo contenuto nei vasi, lo svuotamento della vescica e la fuoriuscita delle feci e persino in caso di donne decedute in stato di gravidanza lo svuotamento dell’utero. Si realizza cioè il cosiddetto parto nella bara che in epoche passate ingenerava il sospetto dell’inumazione di un soggetto ancora vivo, nello stato cioè di “morte apparente”. Vi è da dire che il rigonfiamento conseguente alla produzione dei gas interessa anche gli organi, che divengono crepitanti al taglio: deve essere posta attenzione in questi casi a non confonderlo con un enfisema vitale e nel caso di feti a non interpretare come positiva una docimasia idrostatica, cioè il galleggiamento del polmone dovuto non alla respirazione ma alla putrefazione.
La fase enfisematosa inizia in estate dopo 2-3 giorni dalla morte, in inverno dopo 15-20 giorni.
Segue poi la fase colliquativa: i tessuti molli si disfanno formando un liquame brunastro. È dovuta all’azione degli enzimi autolitici e all’aggressione del cadavere da parte di:
- Germi anaerobi, che diffondono dalla profondità del corpo verso la superficie, scollando i tessuti e sollevando bolle di sierosità e gas putrefattivo.
- Germi aerobi, provenienti dall’ambiente esterno, che diffondo dalla superficie alla profondità, attecchendo sui tessuti messi a nudo dall’azione dei germi anaerobi.
Questa fase si rende ben manifesta in estate verso il 2° mese, in inverno dopo 4 mesi o più dalla morte.
Infine c’è la fase della scheletrizzazione, caratterizzata da un’estrema variabilità, sia per i tempi che per le modalità, in quanto la distruzione del cadavere è influenzata in modo massimo dalla presenza di insetti (microfauna) o di animali, quali volpi, cinghiali, cani randagi, ecc. (macrofauna) che possono portare alla distruzione del cadavere in pochi giorni. Si completa in 3-5 anni ed è più precoce nei cadaveri interrati, più tardiva in quelli sepolti in cassa di zinco.
L’andamento della putrefazione secondo Casper segue la regola dell’1.2.8: il grado di putrefazione di un cadavere esposto all’aria in una settimana corrisponde a quello raggiunto in 2 settimane dall’annegato ed in 8 settimane dal cadavere inumato.
Articolo creato il 7 gennaio 2014.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.