Struttura del dente
In ciascun dente si distinguono la corona (parte visibile del dente) e la radice (parte non visibile); il limite tra corona e radice è detto colletto. All’interno del dente si trova una cavità che risulta più ampia in corrispondenza della corona, ma si porta anche nel colletto e nella maggior parte della radice; all’apice della radice questa cavità comunica con l’ambiente periodontale (parodonto) a mezzo di un canalicolo. I denti provvisti di più radici presentano più canalicoli. La cavità del dente è detta cavità della polpa in quanto contiene la polpa del dente, distinta in polpa della corona e polpa della radice. La polpa è formata da un tessuto connettivo mucoso nel quale decorrono i vasi e i nervi del dente. I tramiti fra la cavità della polpa e l’ambiente parodontale sono i canalicoli delle radici. Cavità della polpa e canalicoli delle radici sono delimitati dal più interno dei tre tessuti duri del dente e cioè la dentina. La superficie esterna della dentina è rivestita dagli altri due tessuti duri e cioè dallo smalto a livello della corona e dal cemento a livello della radice. Il limite tra smalto e cemento corrisponde al colletto del dente. Alla sua superficie esterna, la dentina ripete quasi esattamente la forma del dente. Questa è completata dallo smalto e dal cemento. Mentre il cemento ha una struttura simile all’osso, smalto e dentina presentano particolarità strutturali che risultano meglio comprensibili se si considera lo sviluppo del dente.
Lo smalto ha origine ectodermica; dentina, cemento e polpa derivano dal mesenchima. Nell’embrione umano alla 6a settimana di vita intrauterina, l’epitelio che riveste gli archi mascellari e mandibolari manda in profondità una lamina che costituisce la cresta dentale. Questa forma successivamente in più punti una serie di ispessimenti nodulari (gemme o clave) che progressivamente si affondano nel mesenchima sottostante, rimanendo uniti alla cresta per mezzo di un sottile cordone di cellule epiteliali. Le gemme sono 20 in tutto; 10 si trovano sull’arcata mascellare e 10 sull’arcata mandibolare. Da esse ha origine lo smalto di ciascun dente di latte. I noduli epiteliali, in uno stadio successivo dello sviluppo, presentano una leggera invaginazione al loro polo profondo. Questa invaginazione si fa gradualmente più profonda sino a che ciascun abbozzo assume la forma di un calice rovesciato, all’interno del quale si porta un accumulo mesenchimale (papilla dentale) destinato a formare la dentina e la polpa del dente. Il calice epiteliale, denominato organo dello smalto, è rivestito alla sua superficie interna da uno strato continuo di cellule che formano l’epitelio interno dello smalto; alla superficie esterna del calice si trova uno strato simile, l’epitelio esterno dello smalto. Tra i due strati si trovano varie file di cellule epiteliali, scompaginate per l’accumulo di un liquido interstiziale; questo insieme di elementi epiteliali e fluidi interstiziali costituisce la polpa dello smalto.
Negli stadi successivi dello sviluppo, le modificazioni più importanti hanno luogo nelle cellule interne dello smalto e nelle cellule mesenchimali che si trovano alla superficie dell’abbozzo della papilla dentale e che sono contigue alle prime. In entrambe queste sedi le cellule diventano alte, prismatiche. Quelle derivate dalle cellule interne dell’organo dello smalto sono chiamate adamantoblasti, destinati alla produzione dello smalto; sono volte, con il loro margine libero (o polo apicale), verso l’abbozzo della papilla dentale. Le cellule mesenchimali superficiali della papilla dentale si trasformano negli odontoblasti destinati alla produzione di dentina. Il margine libero di queste cellule è volto verso gli adamantoblasti. Odontoblasti e adamantoblasti sono quindi contrapposti gli uni agli altri. Smalto e dentina (prodotti dall’attività degli adamantoblasti e degli odontoblasti) si accumulano progressivamente tra i due epiteli contrapposti.
Articolo creato il 19 luglio 2011.
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